mercoledì 21 ottobre 2009

Maroni denuncia l'arci e chiede 50 mila euro di risarcimento


Dopo le denunce ai giornali d’opposizione,
ora il Governo se la prende con l’Arci, citata
in giudizio dal ministro Maroni, la cui immagine
e reputazione sarebbe stata danneggiata
da una dichiarazione stampa del
responsabile immigrazione Filippo Miraglia.
Il ministro chiede all’Arci 40mila euro, e
10mila a Miraglia. Per una dichiarazione
rilasciata nel luglio 2008, ormai un anno e
mezzo fa.
Era il periodo delle polemiche sulla schedatura
nei campi rom, con la raccolta di
impronte digitali ad adulti e bambini.
L’Arci, che già si era opposta a questa misura
discriminatoria e incivile, in particolare se
praticata nei confronti di minorenni, denunciò
- nel comunicato cui si fa riferimento -
l’ulteriore schedatura che si imponeva nelle
scuole, obbligando i dirigenti scolastici a
inviare ai prefetti (cioè ai rappresentanti del
Ministro degli interni sul territorio) l’elenco
degli alunni stranieri, specificando se rom o
sinti.
A noi era sembrata una richiesta inutile nonchè
razzista, come se la presenza di stranieri
in una scuola andasse considerato un
problema per l’ordine pubblico e quindi da
segnalare ai prefetti, e meritasse un’attenzione
particolare se alcuni di questi ragazzi
fossero stati rom e sinti! Di conseguenza,
abbiamo denunciato pubblicamente questa
prassi e abbiamo fatto sapere cosa ne pensavamo.
La citazione per danni è stata spedita
alla nostra associazione il 29 settembre
scorso. Ad essere precisi (e anche maliziosi),
tre giorni dopo le contestazioni organizzate
dall’Arci a Milano durante la Conferenza
nazionale sull’immigrazione, per
essere notificata ai dirigenti alla vigilia della
grande manifestazione di sabato scorso.
Pure coincidenze? È difficile pensare che
dietro questa denuncia non ci sia una volontà
di intimidirci per metterci a tacere.
Ma dopo sabato non sarà così semplice.
Centinaia di migliaia di persone sono scese
in piazza per dire, insieme a noi, che le scelte
del governo sull’immigrazione alimentano
odio, discriminazione, ingiustizie, e che i
diritti umani vanno garantiti, sempre e a
tutti. Oggi abbiamo un motivo in più per non
temere le intimidazioni di Maroni: non è solo
a noi che deve rispondere, ma a tutta quella
piazza. Se altri argomenti non ne ha,
provi a denunciarci tutti.
da Arci-Report settimanale a cura dell'arci

martedì 6 ottobre 2009

I fascisti di Casa Pound cercano di appropriarsi del mito del Chè



Non è sorprendente che i fascisti di Casa Pound cerchino di appropriarsi del «mito del Che». Il 9 ottobre “celebreranno” la morte di Guevara presentando un libro di Mario La Ferla, L’altro Che. Ernesto Guevara, mito e simbolo della destra militante, Stampa Alternativa, Roma, 2009 con la partecipazione di vari oratori anche “di sinistra”, ma non dell’autore (la casa editrice, pare, non voglia).
Presentarsi a volte come rivoluzionaria, è una vecchia tecnica della destra, dal fascismo “diciannovista” di Mussolini in poi. Per giunta in questo caso non fanno nessuna fatica a utilizzare il libro di Mario La Ferla, che parla del Che per poche pagine (con sviste e sfondoni vari), e per il resto è una rifrittura di luoghi comuni su Catilina, D’Annunzio, Pavolini, Bombacci, Perón, il «nazional-bolscevico» Limonov, ecc. Tra i suoi “autori” c’è perfino quell’Andrea Insabato, che mise una bomba al manifesto.
La Ferla è stato spinto a occuparsi di Guevara da un articolo di Gabriele Adinolfi, presentato nel libro in termini apologetici. Si capisce perché: l’autore ha semplicemente scaricato la presentazione del terrorista nero fondatore di Terza posizione dal suo sito. Il libro rivela poche e superficiali letture, segnalate alla rinfusa, tra cui spicca Alvarito Vargas Llosa. A Casa Pound non si sono sbagliati quindi a invitare La Ferla. Glielo lasceremmo proprio volentieri. Ma Guevara no.
La Ferla tenta di accreditare un Che di destra perché “influenzato da Perón”, di cui evidentemente non sa nulla, e che considera tout court fascista. Un contatto diretto tra i due vi fu, non durante il viaggio del 1959 nei paesi ex coloniali, come scrive, ma nel 1964, e aveva ben altro senso. Era stato preparato da molti peronisti di sinistra che si addestravano a Cuba (e che formeranno successivamente i montoneros). La direzione cubana aveva offerto allora senza successo a Perón, ancora appoggiato da gran parte della classe operaia argentina, di trasferirsi a Cuba per preparare un ritorno di lotta. L’ambiguità di Perón si doveva chiarire –con la tragica svolta a destra -solo dopo il suo ritorno in patria. Su questo esiste l’intero Quaderno n.3 della fondazione Guevara, con preziose testimonianze di argentini.
Era comunque inverosimile che Perón abbia presentato il Che a Boumedienne: il rapporto di Guevara con l’Algeria era strettissimo, ma con Ben Bella, con cui c’era una sintonia profonda. Il colpo di Stato di Boumedienne parve e fu una catastrofe per l’impresa congolese in preparazione.
Ma lasciamo da parte le polemiche con questo libro raffazzonato, e funzionale all’operazione di Casa Pound.
La vera incompatibilità tra i fascisti di qualunque genere e il Che nasce da alcune caratteristiche essenziali del pensiero e dell’azione di Guevara. Prima di tutto dal suo internazionalismo, al tempo stesso etico (sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato in qualsiasi parte del mondo) e materialista (stabilire intese con altri paesi produttori di zucchero, per evitare di farsi la concorrenza).
Altrettanto lontano dal fascismo, anzi anti-fascista, il suo “dobbiamo saper essere duri senza perdere la tenerezza”, che difendeva come inevitabili le misure di autodifesa di una rivoluzione uscita da una lotta feroce, ma vigilava contro i pericoli di involuzione autoritaria. Esemplare un discorso severissimo del ’62 ai membri della Seguridad contro la tendenza a inventarsi nemici.
Un’altra caratteristica del Che, che lo rendeva diversissimo non solo dai politici borghesi (democratici o fascisti) ma anche da quelli del “socialismo reale”, era l’assenza di ogni indulgenza per i propri errori, in cui ricercava la prima causa di ogni male.
Ma basterebbe l’internazionalismo del Che a ridicolizzare ogni pretesa di annetterlo al fascismo. Un internazionalismo che presto rifiuta ogni “campismo”, e cerca legami diretti con i movimenti di liberazione, non con gli Stati, e anzi ne vuole controbilanciarne l’influenza. Basterebbe aver letto il Messaggio alla Tricontinentale e il Discorso di Algeri, con le sue critiche severe ai “paesi socialisti”, per capirlo. Va detto con tristezza che gran parte della sinistra, anche quando rende omaggio al Che, ne ignora questa dimensione. E a chi cerca di annetterselo come “fascista di sinistra”, raccomandiamo la lettura di un testo emozionate, e attualissimo, del Che Guevara Lettera ai giovani comunisti.
È vero che c’era anche chi cantava “il Che Guevara ci piace si, perché invece di parlare spara”; se il Che fosse stato solo questo, ogni annessione sarebbe possibile. Ma Guevara non si limitava a sparare, parlava, anche se inascoltato (anche a Cuba), per la sua preziosa e lungimirante riflessione sulla crisi imminente di quello che si sarebbe arrogantemente proclamato il “socialismo reale”: una critica da un punto di vista marxista.
Difficile in questo spazio ricostruire la complessità del pensiero del Che - (una trattazione ben più ampia può essere scaricata dal sito: http://antoniomoscato.altervista.org/ , che contiene anche alcuni testi inediti, che dimostrano che Guevara non era un generico ribelle. Anche se non è stato un grande pensatore paragonabile a Lenin, Rosa Luxemburg o Trockij, è stato un grande riscopritore del marxismo critico, “senza calco né copia”. E non era un
compito facile, dopo decenni di mistificazioni socialdemocratiche e staliniste. E, concludendo, c’è da dire che più semplicemente è stato un comunista.

da Il Manifesto

lunedì 5 ottobre 2009

Catania città aperta all'accoglienza, contro il razzismo.

Catania città aperta all’accoglienza.
Ci piacerebbe che donne e uomini di ogni provenienza, che vivono la città nei suoi spazi e nelle sue contraddizioni, potessero incontrarsi per scoprire l’importanza di stare con il “diverso” ed arricchirsi con lo scambio di culture e con la conoscenza reciproca, gli unici e concreti strumenti a nostra disposizione per tentare di costruire una cultura fondata sulle differenze e sulla solidarietà.Noi non crediamo ai giornali, alle televisioni, ai politici che dipingono gli immigrati e gli irregolari come criminali e producono vergognose leggi liberticide. Per questo proponiamo una festa dove tutte e tutti possano contaminarsi con musiche, danze, cibi dal mondo. Questo è il nostro no alle leggi che disumanizzano i migranti, alla violenza delle galere etniche, alle ronde, agli sgomberi dei campi rom, al pacchetto sicurezza, ai respingimenti che sempre più provocano stragi di migranti nel Mediterraneo.La paura genera il razzismo. Il razzismo genera guerre fra poveri.La Solidarietà unisce i popoli! Mai più clandestini, ma cittadini !Domenica 11 ottobre 2009 FESTA DI STRADA DELLE CONTAMINAZIONIdalle ore 17 in piazza Carlo Alberto (fiera) Cibi, video, danze tradizionali Romeni e mauriziane (Ass. Catania Ganesh), musiche dei gruppi musicali degli African Ngewel (Senegal),Sangeet group (Mauritius), Scanzunati (Italia)Promuovono: Anpi, Arci, Ass. Geetanjali Circle (Mauritius), Ass. siculo-romena, Caritas Diocesana Catania, Centro Astalli, Cgil, Cobas, Collettivo Rotta Indipendente (Facoltà Lettere e Lingue), Comunità eritrea, Comitato 17 ottobre, Convenzione per la Pace, Coordinamento Immigrati Cgil, Gapa, Gas Tapallara, Green Peace, La città felice, Officina Rebelde Catania, Open Mind, Opera Nomadi, Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista, RdB Cub Catania, Rete Antirazzista Catanese, Telestrada, immigrati dall’Eritrea, Marocco, Mauritius, Senegal, Palestina, Tunisia, Sri Lanka..------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------17 ottobreManifestazione nazionale antirazzista a RomaIl 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in piazza a Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il 24 agosto dello stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta, era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo. A 20 anni di distanza, il razzismo non è stato sconfitto, continua a provocare vittime e viene alimentato dalle politiche del governo Berlusconi. Il pacchetto sicurezza, approvato dalla maggioranza di Centro-Destra, offende la dignità umana, introducendo il reato di “immigrazione clandestina”. La morte degli immigrati nel canale di Sicilia, che si sta trasformando in un cimitero marino, è la tragica conseguenza della logica disumana che ispira la politica governativa.A Catania, città pervasa dall’illegalità e dai perenni abusivismi, dall’intreccio politico-mafioso, dallo smantellamento dei pubblici servizi assistenziali comunali, con oltre un miliardo di euro di deficit, gli amministratori vorrebbero garantire la nostra sicurezza con sei nuove ordinanze – in vigore da agosto – che privano la libertà dei/lle migranti e restringono quella dei cittadini e delle cittadine.E’ il momento di reagire e costruire insieme una grande risposta di lotta e solidarietà per difendere i diritti umani respingendo ogni tipo di razzismo. Facciamo appello alla società civile , a tutte le associazioni laiche e religiose, a tutti i movimenti a scendere in piazza il 17 ottobre sulla base di questa piattaforma:--- No al razzismo - Per la regolarizzazione generalizzata per tutti. --- Ritiro del pacchetto sicurezza Accoglienza per tutti. --- No ai respingimenti e agli accordi bilaterali che li prevedono. --- Per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro. --- Per la chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsioni (CEI). --- Diritto di asilo per i rifugiati e profughi. --- No alle divisioni tra italiani e stranieri . Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutti. --- Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro. --- Contro ogni forma di discriminazione e di omofobia nei confronti di LGBT. --- Solidarietà a tutti i lavoratori in lotta per la difesa del lavoro.Per tutto questo è importante andare a Roma il 17 ottobreComitato catanese 17Ottobre www.17ottobreantirazzista.orgPomuovono: Anpi, Arci, Ass. Geetanjali Circle (Mauritius), Centro Astalli,Cgil, Cobas, Collettivo Rotta Indipendente (Facoltà Lettere e Lingue), Comunità eritrea, Comitato 17 ottobre, Convenzione per la Pace, Coordinamento Immigrati Cgil, Gapa, Gas Tapallara, Green Peace, La città felice, Officina Rebelde Catania, Open Mind, Opera Nomadi, Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista, RdB Cub Catania, Rete Antirazzista Catanese,immigrati dall’Eritrea, Marocco, Mauritius, Senegal, Palestina, Tunisia, Sri Lanka..

da www.provveditoratoccupato.tk

Bufera su Minzolini, il cdr non permette che anche il Tg1 diventi di parte.


Preoccupato, chiede ai vertici aziendali di essere convocato con urgenza: è il comitato di redazione del Tg1, composto da Claudio Pistola, Alessandro Gaeta e Alessandra Mancuso, che dopo il discusso editoriale del direttore Augusto Minzolini contro la manifestazione sulla liberta' di stampa ha scritto un comunicato di cui è stata chiesta e ottenuta l'autorizzazione dall'azienda ad essere letto stasera nel Tg1 delle 20.00.
"Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione. Ieri - è scritto nel comunicato del cdr - il direttore lo ha allineato contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà d'informazione, cui ha aderito una moltitudine di cittadini. Il Tg1 ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un tg di parte. E' il Tg di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto di aver fatto una cosa 'incomprensibile'. Il Tg1 va in tutte le case. E' servizio pubblico e rispetta ogni opinione e sensibilità per non mettere in gioco il suo patrimonio di credibilità. Ai telespettatori che in queste ore fanno giungere le loro proteste l'impegno del comitato di redazione perché siano recuperati rispetto ed equilibrio. Ai vertici aziendali chiediamo una convocazione urgente per esprimere le nostre preoccupazioni".
Dopo il comunicato del cdr del Tg1 che si e' definito preoccupato e ha richiesto una convocazione urgente, interviene lo stesso direttore Augusto Minzolini. Quella nota del cdr, ''e' la dimostrazione che c'e' chi manifesta per la liberta' di stampa, ma e' intollerante verso chi ha una opinione diversa'', e' il commento stringato.
La questione dell'editoriale di ieri sera di Augusto Minzolini contro la manifestazione per la libertà d'informazione "sarà inserita nell'audizione dello stesso direttore del Tg1, già prevista al pari di quelle di tutti gli altri direttori di testata e responsabili di rubriche". A spiegarlo è il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, Sergio Zavoli. La data dell'audizione di Minzolini non è stata ancora fissata, "ma si terrà presto. Ora che il ciclo delle nomine si va completando - aggiunge Zavoli - possiamo procedere ad ascoltare i vari direttori, a partire proprio dal Tg1. In quest'ottica anticipare qualsiasi commento mi sembra fuori luogo".

INFORMAZIONE: GARIMBERTI, IRRITUALE L'EDITORIALE DEL TG1
"E' assolutamente irrituale quanto accaduto ieri". Così il presidente della Rai, Paolo Garimberti, giudica, a quanto si apprende, l'editoriale del direttore del Tg1 Augusto Minzolini sulla manifestazione per la libertà di stampa. Il presidente scriverà domani mattina al direttore generale "per evidenziare questa irritualità", e porterà anche il caso all'attenzione della prossima riunione del consiglio di amministrazione di viale Mazzini. Per quanto riguarda la richiesta del comitato di redazione del Tg1 di incontrarlo, "nel rispetto dei rispettivi ruoli e delle responsabilità", il presidente sarebbe pronto a vedere la rappresentanza sindacale.

GORLA (VIGILANZA RAI), RILIEVI NON SOLO DA MINZOLINI
''Credo che il direttore del Tg1 abbia tutto il diritto di analizzare secondo il suo punto di vista un avvenimento come la manifestazione romana di ieri sera, che, lungi dall'essere a favore della liberta' di stampa, aveva invece un chiaro tono politico'': lo dice il consigliere di amministrazione della Rai Alessio Gorla commentando in particolare le critiche rivolta al direttore del Tg1 Augusto Minzolini per il suo editoriale di ieri sera. ''In Italia la liberta' di stampa esiste - aggiunge Gorla -, quello che sembra in alcuni momenti non esistere e' la liberta' di criticare talune iniziative politiche. Perplessita' sui contenuti e sui toni della manifestazione - sottolinea Gorla - mi sembra siano venuti anche da autorevoli commentatori non certo culturalmente riferibili all'area del centrodestra. Mi auguro che il dibattito sulla tv pubblica - conclude Gorla - possa presto spostarsi da questioni prettamente politiche a temi di sostanza: la Rai ne ha bisogno''.
Per Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della Liberta', ''contro Minzolini c'e' squadrismo verbale''. ''Sono bastate un paio d'ore per togliere la maschera ai cosiddetti 'lottatori per la liberta' di informazione'. Alle 18 di ieri erano ancora in piazza a gridare per la liberta', alle 20 erano gia' pronti con i bavagli per tentare di censurare Augusto Minzolini. Se - prosegue Capezzone - non parlassimo di cose serie, ci sarebbe quasi da ridere di questi squadristi di sinistra, intolleranti e faziosi. Ma se pensano di poter intimidire un professionista come Minzolini si sbagliano: e si sbagliano ancora di piu' se pensano che gli italiani possano rimanere vittime della grossolana propaganda della sinistra piu' vecchia e faziosa dell'Occidente avanzato''.
Sull'argomento e' intervenuto il presidente del Codacons Carlo Rienzi, che chiede l'intervento del ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola: "Chiediamo al ministro di utilizzare lo stesso metro di giudizio usato con la puntata di Annozero che ha determinato il suo intervento - dichiara Rienzi - in buona sostanza Scajola deve convocare i vertici Rai a rispondere dell'editoriale di Augusto Minzolini. Ciò - prosegue Rienzi - allo scopo di verificare se l'intervento del direttore del Tg1 rispetti o meno il contratto di servizio Rai, alla stregua di quanto il ministro ha fatto per la puntata incriminata di Annozero".

Sabato 3 ottobre, il giorno dell'opposizione


Piazza del Popolo gremita, un tripudio di colori, palloncini, bandiere, cappellini, cartelli. Uno per tutti: «La verità vi farà liberi». Tante magliette: «No all'informazione bavaglio». Gli ospiti si alternano su un grande palco tratteggiato di bianco, contornato da due maxi schermi. È stato questo il teatro della manifestazione per la libertà di informazione, indetta dalla Federazione nazionale della stampa italiana. «Siamo in 300mila», hanno fatto sapere gli organizzatori fra gli applausi. La manifestazione si è aperta con un minuto di silenzio dedicato alle vittime della tragedia di Messina. Impossibile entrare nella piazza, piena all'inverosimile, le vie intorno traboccano di gente di tutte le età. Molti i giovani, tante le donne.
Saviano: «Libertà di stampa è raccontare senza ritorsioni». Applauditissimo Roberto Saviano, lo scrittore impegnato contro la mafia, che vive da anni sotto protezione. Saviano ha ricordato come la libertà di stampa sia anche la serenità di lavorare, «di raccontare senza ritorsioni, senza che il proprio privato sia utilizzato come un'arma per far tacere». Un'emergenza particolarmente sentita in Italia, «che è il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione. Raccontare in certe parti d'Italia, soprattutto al Sud, è complicatissimo e costringe a dover difendere la propria vita». Tra i nemici principali del dovere di raccontare, ha sottolineato Saviano, «c'è l'indifferenza, che isola chi prova a descrivere la realtà. Ecco perchè siamo quì, per dire che ogni paese ha bisogno della massima libertà di espressione». Un modo, secondo Saviano, anche per difendere la memoria dei giornalisti che sono caduti in nome della libertà di informazione. Per Saviano «quello che è accaduto a Messina è il frutto, non della natura, ma del cemento. Se si permette a chi scrive di farlo secondo coscienza e senza pressioni, tragedie come questa potrebbero essere evitate».
Onida: «Il potere politico è intollerante verso le voci critiche». «Il potere politico - ha detto Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, dal palco di piazza del Popolo - è troppo spesso intollerante nei confronti delle voci critiche». Per Onida, «la libertà di informazione è fondamentale per la vita democratica. Una libera informazione è presupposto per una società libera».
Siddi: «I nemici sono quelli che attentano alla libertà». «I giornalisti - ha detto il segretario generale dell'Fnsi Franco Siddi parlando dal palco a piazza del Popolo - non vogliono e non cercano nemici. Gli unici nemici sono quelli che attentano alla libertà». «Non c'è nessun tentativo di bavaglio», ha aggiunto ironico Siddi, «nessun tentativo di intimidire giornalisti scomodi e testate non allineate. Nessuna vendetta mediatica: i giornalisti non sono mai stati indicati come farabutti e delinquenti. No, non ci siamo». Il premier Silvio Berlusconi aveva detto che la manifestazione sulla libertà di stampa «è una farsa assoluta, in Italia c'è più libertà di stampa che in qualasiasi altro paese». «Libertà di stampa non vuol dire solo avere a disposizione decine di giornali ma anche avere tutte le notizie che meritano di essere pubblicate», ha spiegato Franco Siddi, per cui la manifestazione ci «aiuta a riscattare anche all'estero l'immagine dell'Italia». Siddi ha chiesto al premier di ritirare il ddl Alfano sulle intercettazioni e le cause intentate contro i giornalisti.
Lepri: «Evitare che si soffochino le voci libere». Sergio Lepri, storico direttore dell'Ansa, 90 anni appena compiuti ha lanciato un appello: «Impegnamoci tutti per evitare che si soffochino le voci libere e per fare in modo che il diritto di indignazione che si leva da questa piazza vada in tutte le piazze d'Italia».
Slogan della manifestazione «Informazione, no al guinzaglio». La manifestazione per la libertà di informazione, spiegano gli organizzatori, «per una stampa che non vuol farsi mettere il guinzaglio da nessuno». Slogan, scritto anche sulle magliette che molti manifestanti indossano: «Informazione, non al guinzaglio». E proprio oggi Reporter sans Frontieres, anticipando il rapporto che sarà reso noto il 20 ottobre, ha detto che il nostro Paese è sceso nella classifica della libertà di stampa e che Berlusconi potrebbe essere inserito nella «lista dei predatori della libertà di stampa».
Spazio anche alla musica. La prima è Teresa De Sio. Confermata la presenza di Samuele Bersani, Marina Rei, Teresa De Sio, Nicky Nicolai, i Tetes de Bois, Enrico Capuano, ma gli organizzatori non escludono ulteriori «sorprese». Manifestazioni parallele si terranno in dodici città italiane ed europee, da Barcellona a Londra, mentre a Parigi la rivista Focus In ha organizzato una ronda in place d'Italie per «sensibilizzare la popolazione sui rischi che sta correndo la stampa italiana». A partecipare, tra gli altri, anche la Cgil e la Fim-Cisl, i partiti dell'opposizione parlamentare, dal Pd all'Idv, a extraparlamentare, Sinistra e Libertà, Rifondazione Comunista e Comunisti italiani.
La manifestazione dei precari.
Soddisfazione degli organizzatori per la riuscita della manifestazione, purtroppo TOTALMENTE snobbata dai media in particolare dalla TV e dai vari TG.
In circa ventimila hanno sfilato a Roma ieri 3 ottobre 2009, su due diversi percorsi, convergenti entrambi a viale Trastevere , i precari italiani.
Sul palco allestito per l'altra manifestazione romana del 3 di ottobre (Libertà di stampa ) significativo ill momento dell'intervento di Antonella Vaccaro del Coordinamento precari di Napoli. Porta il saluto del mondo della scuola ai partecipanti della manifestazione della FNSI e rivolge un saluto particolare ai precari che da Messina non sono potuti essere qui con noi. Antonella denuncia lo smantellamento della scuola pubblica determinato dai provvedimenti del Governo, impersonati dai Ministri Tremonti e Gelmini. Un'operazione avvenuta nell'indifferenza di molti. Spesso inascoltati dai media i gridi di allarme lanciati dal mondo della scuola e dai precari. Sul decreto "salva precari" non ci sono mezze misure: "in realtà è un decreto ammazza precari", afferma la Vaccaro. Lo striscione che dalla balconata del Pincio alcuni precari hanno srotolato non lascia dubbi:"NO ai contratti di disponibilità". Le richieste del Coordinamento dei precari: aumento dei finanziamenti alla scuola pubblica, immissioni in ruolo, ritiro del PdL Aprea, dimissioni del ministro Gelmini.