"Fermiamo l'acquisto dei cacciabombardieri JSF". E' l'appello lanciato dalla campagna Sbilanciamoci! al Parlamento italiano che si è espresso sulla prosecuzione del programma per l'acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters (JSF-F35) che impegnerà il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14 miliardi di euro.
"Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi, sia per la sua incoerenza - si tratta di un aereo di attacco che può trasportare anche ordigni nucleari - con le autentiche missioni di pace del nostro paese" - riporta la campagna promossa da oltre 40 organizzazioni della società civile italiana. Una spesa "sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese" sostiene la campagna soprattutto in un momento come questo di "grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all'università e alle politiche sociali".
Sbilanciamoci chiede di destinare in alternativa una parte delle risorse già accantonate a programmi di riconversione civile dell'industria bellica e agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale, che la finanziaria ha tagliato di ben il 56%. "Con 14 miliardi di euro si possono fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possono contemporaneamente costruire 5000 nuovi asili nido, costruire un milione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese" - sottolinea la campagna.
"Dopo le fasi di sviluppo e pre-industrializzazione - spiega Sbilanciamoci! - il Governo è passato alla fase di acquisizione di 131 cacciabombardieri JSF completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico iniziale e approntamento delle basi operative nazionali (4 aereoporti ed 1 portaerei). Tutto per circa 12,9 miliardi di euro nel periodo 2009-2026. A ciò va aggiunta la realizzazione sul suolo nazionale, a Cameri (Novara) di un centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani ed olandesi al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012. A queste spese va aggiunto il miliardo di euro già investito per la fase di sviluppo, arriviamo così a quasi 15 miliardi di euro".
Il Joint Strike Fighter (JSF-F35) è un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in grado di operare alla velocità del suono, ma con velocità di crociera subsonica. E’ ottimizzato per il ruolo aria terra (quindi per l’attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare. E’ un velivolo di tipo stealth, cioè a bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar e di altri sensori. L’aereo assolve un ampio ventaglio delle funzioni operative dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare, ed andrà a sostituire gli AV-B della componente imbarcata della Marina e gli AM-X ed i Tornado della componente aeronautica.
Nella precedente legislatura il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, ha siglato con la controparte statunitense il protocollo d'intesa (Memorandum of understanding) formalizzando così l’ingresso nella fase di produzione, supporto e sviluppo ulteriore del caccia JSF. Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capocommessa è l’americana Lokheed Martin Aero. L'impresa italiana maggiormente coinvolta è l’Alenia Aeronautica.
Per gli Stati Uniti quello del JSF è il programma più costoso della sua storia militare. Infatti il costo complessivo si dovrebbe aggirare intorno ai 275 miliardi di dollari (all’inizio erano 245 miliardi di dollari). Il costo unitario è già salito da 37/47 milioni di dollari in base al modello, a 50/70 milioni di dollari ma nessuno giura su queste cifre; il costo reale, secondo alcuni si saprà solo quando si dovrà pagare. C’è chi parla di un costo unitario finale molto vicino ai 100 milioni di dollari. Il Pentagono allo stato attuale spenderà 12 miliardi di dollari l’anno per i prossimi 20 anni.
Passando all'Olanda la preoccupazione (per i conti pubblici) per il programma JSF è molto forte. Secondo la Corte dei Conti olandese tra il 1996 ed il 2006 i costi sono cresciuti dell’80% e per questa ragione i vari organismi di controllo (dei paesi interessati) preoccupati da questi dati hanno stabilito di ritrovarsi ogni sei mesi per verificare l’andamento del progetto. A queste riunioni non risulta abbiano mai partecipato i rappresentanti della Corte dei Conti italiana.
"I fautori del JSF - ricorda Sbilanciamoci! - affermano che non ci sono incompatibilità con il progetto europeo dell’Eurofighter perché il primo è un cacciabombardiere ed il secondo un caccia. Ma l’incompatibilità evidentemente è economica, visto che l’Italia ha chiesto al Consorzio dell'EFA di calcolare il costo di una revisione della sua partecipazione alla produzione del nuovo aereo. Si tratta dell’acquisizione dei 46 velivoli della terza tranche (2012-2017). Il preventivo di riduzione degli ordini richiesti al consorzio dovrebbe prevedere sia la possibilità di un taglio parziale delle consegne sia una rinuncia totale alla fornitura. Il danno per l’industria europea è fin troppo evidente"- sottolinea Sbilanciamoci!.
Tra l'altro i vertici della Difesa hanno calcolato la diminuzione delle esercitazioni e della manutenzione dei mezzi in base ai tagli apportati dalla Finanziaria del 2009. In base a queste stime (tutte da verificare) l’Aeronautica potrà effettuare circa 30mila ore di volo a fronte delle 90mila previsionali del 2008. La situazione di manutenzione dei mezzi e dei sistemi d’arma complessi sarà ad un livello di efficienza: per l’anno 2009 al 45%-65%; per gli anni 2010-2011 al 20%-30%; dall’anno 2012 prossimo allo 0%. "Allora che senso ha investire in stratosferici sistemi d’arma se poi non si ha la certezza di poterli fare volare perché mancano i fondi per il carburante o per i pezzi di ricambio?" - domanda Sbilanciamoci!.
Inoltre per il ritorno occupazionale si parla di 1/10 rispetto alle previsioni, cioè 200 assunzioni a Cameri e 800 persone per l’indotto senza avere poi quel passaggio di know how sperato. "I 10mila posti di lavoro promessi sono dunque un'autentica invenzione" - sottolinea Sbilanciamoci!. Infine c'è l’articolo 11 della Costituzione: "L’Italia ripudia la guerra...". "Che ci facciamo con 131 cacciabombardieri d'attacco in missioni di pace che dovrebbero avere un ruolo di peace keeping?"
"In definitiva - come sottolinea in un editoriale Sbilanciamoci! - la "sicurezza nazionale" o la "funzionalità delle nostre Forze Armate" non c'entra niente: è solo un gioco di interessi convergenti (business dell'industria bellica nazionale, autoconservazione corporativa delle Forze Armate, difesa di uno status internazionale peraltro assai dubbio, ecc.) a spingere il Governo e il Parlamento in una direzione completamente sbagliata. Quella del riarmo e dell'irresponsabilità sociale".
"Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi, sia per la sua incoerenza - si tratta di un aereo di attacco che può trasportare anche ordigni nucleari - con le autentiche missioni di pace del nostro paese" - riporta la campagna promossa da oltre 40 organizzazioni della società civile italiana. Una spesa "sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese" sostiene la campagna soprattutto in un momento come questo di "grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all'università e alle politiche sociali".
Sbilanciamoci chiede di destinare in alternativa una parte delle risorse già accantonate a programmi di riconversione civile dell'industria bellica e agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale, che la finanziaria ha tagliato di ben il 56%. "Con 14 miliardi di euro si possono fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possono contemporaneamente costruire 5000 nuovi asili nido, costruire un milione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese" - sottolinea la campagna.
"Dopo le fasi di sviluppo e pre-industrializzazione - spiega Sbilanciamoci! - il Governo è passato alla fase di acquisizione di 131 cacciabombardieri JSF completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico iniziale e approntamento delle basi operative nazionali (4 aereoporti ed 1 portaerei). Tutto per circa 12,9 miliardi di euro nel periodo 2009-2026. A ciò va aggiunta la realizzazione sul suolo nazionale, a Cameri (Novara) di un centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani ed olandesi al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012. A queste spese va aggiunto il miliardo di euro già investito per la fase di sviluppo, arriviamo così a quasi 15 miliardi di euro".
Il Joint Strike Fighter (JSF-F35) è un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in grado di operare alla velocità del suono, ma con velocità di crociera subsonica. E’ ottimizzato per il ruolo aria terra (quindi per l’attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare. E’ un velivolo di tipo stealth, cioè a bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar e di altri sensori. L’aereo assolve un ampio ventaglio delle funzioni operative dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare, ed andrà a sostituire gli AV-B della componente imbarcata della Marina e gli AM-X ed i Tornado della componente aeronautica.
Nella precedente legislatura il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, ha siglato con la controparte statunitense il protocollo d'intesa (Memorandum of understanding) formalizzando così l’ingresso nella fase di produzione, supporto e sviluppo ulteriore del caccia JSF. Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capocommessa è l’americana Lokheed Martin Aero. L'impresa italiana maggiormente coinvolta è l’Alenia Aeronautica.
Per gli Stati Uniti quello del JSF è il programma più costoso della sua storia militare. Infatti il costo complessivo si dovrebbe aggirare intorno ai 275 miliardi di dollari (all’inizio erano 245 miliardi di dollari). Il costo unitario è già salito da 37/47 milioni di dollari in base al modello, a 50/70 milioni di dollari ma nessuno giura su queste cifre; il costo reale, secondo alcuni si saprà solo quando si dovrà pagare. C’è chi parla di un costo unitario finale molto vicino ai 100 milioni di dollari. Il Pentagono allo stato attuale spenderà 12 miliardi di dollari l’anno per i prossimi 20 anni.
Passando all'Olanda la preoccupazione (per i conti pubblici) per il programma JSF è molto forte. Secondo la Corte dei Conti olandese tra il 1996 ed il 2006 i costi sono cresciuti dell’80% e per questa ragione i vari organismi di controllo (dei paesi interessati) preoccupati da questi dati hanno stabilito di ritrovarsi ogni sei mesi per verificare l’andamento del progetto. A queste riunioni non risulta abbiano mai partecipato i rappresentanti della Corte dei Conti italiana.
"I fautori del JSF - ricorda Sbilanciamoci! - affermano che non ci sono incompatibilità con il progetto europeo dell’Eurofighter perché il primo è un cacciabombardiere ed il secondo un caccia. Ma l’incompatibilità evidentemente è economica, visto che l’Italia ha chiesto al Consorzio dell'EFA di calcolare il costo di una revisione della sua partecipazione alla produzione del nuovo aereo. Si tratta dell’acquisizione dei 46 velivoli della terza tranche (2012-2017). Il preventivo di riduzione degli ordini richiesti al consorzio dovrebbe prevedere sia la possibilità di un taglio parziale delle consegne sia una rinuncia totale alla fornitura. Il danno per l’industria europea è fin troppo evidente"- sottolinea Sbilanciamoci!.
Tra l'altro i vertici della Difesa hanno calcolato la diminuzione delle esercitazioni e della manutenzione dei mezzi in base ai tagli apportati dalla Finanziaria del 2009. In base a queste stime (tutte da verificare) l’Aeronautica potrà effettuare circa 30mila ore di volo a fronte delle 90mila previsionali del 2008. La situazione di manutenzione dei mezzi e dei sistemi d’arma complessi sarà ad un livello di efficienza: per l’anno 2009 al 45%-65%; per gli anni 2010-2011 al 20%-30%; dall’anno 2012 prossimo allo 0%. "Allora che senso ha investire in stratosferici sistemi d’arma se poi non si ha la certezza di poterli fare volare perché mancano i fondi per il carburante o per i pezzi di ricambio?" - domanda Sbilanciamoci!.
Inoltre per il ritorno occupazionale si parla di 1/10 rispetto alle previsioni, cioè 200 assunzioni a Cameri e 800 persone per l’indotto senza avere poi quel passaggio di know how sperato. "I 10mila posti di lavoro promessi sono dunque un'autentica invenzione" - sottolinea Sbilanciamoci!. Infine c'è l’articolo 11 della Costituzione: "L’Italia ripudia la guerra...". "Che ci facciamo con 131 cacciabombardieri d'attacco in missioni di pace che dovrebbero avere un ruolo di peace keeping?"
"In definitiva - come sottolinea in un editoriale Sbilanciamoci! - la "sicurezza nazionale" o la "funzionalità delle nostre Forze Armate" non c'entra niente: è solo un gioco di interessi convergenti (business dell'industria bellica nazionale, autoconservazione corporativa delle Forze Armate, difesa di uno status internazionale peraltro assai dubbio, ecc.) a spingere il Governo e il Parlamento in una direzione completamente sbagliata. Quella del riarmo e dell'irresponsabilità sociale".
Nessun commento:
Posta un commento